Where the Wind Turns the Skin to Leather
howe gelb è un ragazzo di cinquantanni, classe 56 che ama ammettere di aver fatto buon uso di una reale mancanza di ambizione. e così dopo aver disseminato una stesa di album intrisi di deserto nostalgia e tradizione giunge forse casualmente al capolavoro. un punto da cui ripartire per mille altre avventure tra i saguari.
made good use of a grand lack of ambition.
howe ama sfumarsi nelle cose e così decide di non firmarsi. come un groucho che non apparterrebbe mai ad un club che lo vede tra i soci: arizona amp and alternators "a band that has no members".
chiama a raccolta gli amici e li dirige senza indugio in territori che conosce come un lupo la steppa.
amore incondizionato per la terra che lo ha adottato, quell'arizona dominata dai grandi spazi come se l'orizzone fosse uno schermo appeso in fermo immagine.
Coming up with the best sound anyone has seen
Well that’s my country
This is my zone
Arizona Amp And Alternator
è un album profondamente personale specialmente nelle liriche e gli amici sono lì per assecondarlo mentre ondeggia tra willie nelson e johnny cash il blues e il caro monk.
ci sono i grandaddy , m.ward , jeremy gara e
le voci femminili di scout niblett, marie frank, henriette sellenvalt: contrappunto ideale al suo flirtare sornione tra canzoni e appunti, accenni e rimandi .
Around here when something’s not broke
`you don’t fix it
un gioiello che a due anni dall'uscita rimane alla larga dai riflettori, un album di cui nessuno sembra accorgersi, un segreto finalmente ben custodito.
gli amici non tradiscono mai e arizona amp and alternator vaga come un fantasma nel deserto di dead man.
e non saranno certo i miei quattro lettori a sciogliere un incantesimo come gole profonde nella rete.
“I don’t know, what do you think ?”
“hey man, are you a native ?”
“I’m an alter native.”
e così quando ti accingi distrattamente a premere il tasto play quella voce è già lì che ti aspetta per catapultarti su di una buick riviera del 72 verso l'orizzonte.
come una formula magica in rituale western esoterico:
"hello darlin..."
10 commenti:
Howe mi è sembrato un tipo che non ha bisogno di tante parole, perché il suo sguardo intenso da lupo della steppa parla per lui.
Il suo western esoterico ti strega come quella terra che lo ha adottato. E Mr Crown l’Arizona pare l’abbia dentro di sé come se ci fosse nato.
Misericordia a
Henriette Sennenvaldt
!
Chapeau, good ol’ Crown. E la piccola Henriette... E a proposito di progetti collaterali, e in Howe tutto è sghembo e collaterale, nell’album intestato a The Band Of Blacky Ranchette spicca tra le voci femminili quella della piccola Neko Case, di cui posterei un’immagine se fossi malvagio e volessi procurarvi un infarto.
la piccola Henriette è la valchiria che in quel di Modigliana rubò la scena alla tombolotta Isobel?
personalmente adoro questa sua abitudine a "svicolare".
blacky ranchette un grande album
la piccola Henriette è esattamente lei...
voodoo
alla Vostra attenzione, mr. crown, la sezione veneziana dedicata agli spaghetti western...
grazie per la segnalazione.
è una rassegna di culto assoluto.
fortunatamente molti di quei titoli fanno comunque già parte della mia collezione.
e quando il pulpito sarà pronto per una rassegna spaghetti, fischia tre volte prima che il gallo canti.
o prima che lo spaghetto scuocia.
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