"he was young, handsome, a millionaire, and he'd just pulled off the perfect crime!"

mercoledì 30 gennaio 2008

a canary in a coal mine

la visione di into the wild di sean penn mi ha lasciato in un mood di leggera sadness, e appena salito in auto già pensavo che una volta a casa avrei suonato in my own time della splendida mezzosangue cherokee karen dalton. a volte anche le sensazioni scatenano strani cortocircuiti. è un album recentemente ristampato dalla light in the attic records. seattle. originariamente prodotto nel 1971 da harvey brooks ai bearsville sound studios - woodstock ny - su suggerimento di un giovane bob dylan che l'amava per quella sua voce alla billie holiday e il suo stile nel suonare chitarra e banjo. ai tempi, la fine dei sixties, divideva il palco con gente come tim hardin, fred neil, dino valenti e lo stesso dylan



"My favorite singer in the place was Karen Dalton. Karen had a voice like Billie Holiday's and played the guitar like Jimmy Reed." - Bob Dylan

dylan - karen - neil

questa nuova edizione esce anche in vinile con uno splendido corredo fotografico e le lunghe note di nick cave, devendra banhart, che ha voluto registrare crippled crow proprio in quegli stessi studi alla ricerca di quelle stesse energie, e soprattutto lenny kaye, amico e contemporaneo.
non c'è molto altro da aggiungere, davvero la sua voce parla per lei. e come si può immaginare ascoltando quel suo cuore a nudo, gli occhi perennemente chiusi verso altri mondi, finì sola e in tragedia fino a morire homeless sulle strade di new york. era il 1993.


"a voice for the jaded ear"

e che dire del film . quello di sean penn. una storia già vista già letta già sentita, ma che suona tutto sommato credibile dall'inizio alla fine in quanto di fatto vera. ci troviamo lo stesso disgusto delle anime sensibili verso il trattamento che sta riservando l'uomo agli uomini e alla terra in nome di un fantomatico inarrestabile progresso.
quello stesso disgusto che ha fatto della povera karen:
"a canary in a coal mine"

giovedì 24 gennaio 2008

am i demon

quelli dei crownicles, più che cerchi nel grano, sono sempre cerchi che si chiudono.
vedo che là fuori siete un po' aumentati ultimamente:
grazie per il passaparola.

in questi giorni il mio piatto non ne vuole sapere di restituirmi ask forgiveness di bonnie billy, sempre lui. e così lo suona in loop come posseduto dallo spirito di johnny cash.
sì perchè questa operazione nella quale ci propone sette cover e un brano originale non può che rimandare agli american recordings del man in black, prodotti sotto la guida sapiente di rick rubin. ovviamente ricorderete tutti la straordinaria interpretazione di i see a darkness dell'uomo in nero a cui il principe deve certamente il suo scatto di popolarità.


ma fino a qui nulla di nuovo e dove sta il cerchio direte voi, qui si tratta semplicemente di un segmentino parallelo o di un intersezione. (per chi a scuola come me è cresciuto con l'insiemistica).

ma fate attenzione: tra le cover scelte dall'imprevedibile will che tra l'altro credo sia mio coetaneo o giù di lì (1970 per la precisione), ce n'è una che fa più o meno così


Am I beast or
Am I human
Am I just like you


Power seething
Really reeling
Reaching out for you
Am I demon
You need to know

anzi, fa proprio così.

la paternità di quei versi è da attribuire al sataniko glenn danzig che una volta lasciati i gloriosi misfits si affidava proprio al giovane rick rubin per iniziare nel migliore dei modi la sua splendida carriera solista con l'album omonimo, dopo una breve fase a nome samhain .


siamo nel 1988 e personalmente consumai quell'album con ascolti ripetuti e sing along e alla luce di quanto detto sopra non posso escludere che un giovane will oldham abbia concluso la sua fase teen adorando satana e facendo head banging in cameretta. proprio come tutti noi, prima di cadere nel pentolone del post rock e uscirne... calvo.


ora il cerchio è quasi chiuso, ma c'è dell'altro, un ultimo colpo di scena. forse ricorderete il brano thirteen interpretato da cash prodotto da rubin che compare nel primo volume degli american recordings (1994): bhe, è composto dallo stesso glenn !

et voilà les jeux sont faits !
non c'è trucco non c'è inganno

am i demon >danzig >rick rubin >johnny cash >american recordings >bonnie prince billy >am i demon


venerdì 18 gennaio 2008

zidane

un ritratto del XXI secolo



zidane è stato il calciatore più importante dell'era moderna e per favore non venitemi a parlare di cristiano ronaldo o ronaldinho o tantomento di messi, quelli sono giocolieri più che giocatori.
e kaka ?! uno che sa correre con la palla tra i piedi.


ha chiuso la sua carriera come tutti sappiamo, ma chi, sano di mente tra voi affezionati lettori e amanti del gioco non rifilerebbe una testata a materazzi. chi ?!


zidane è illuminato dall'aura del campione, di chi è stato baciato sulla fronte nel momento in cui lasciava il guf nel settimo cielo. come platini o maradona o mcenroe o bonny billy o bob dylan o leonardo (non il calciatore certo).

noi quello sguardo assente, quel camminare in direzione opposta all'azione, quel magnetismo magico sulla palla non lo comprenderemo mai.
di questo e tanto altro si sono accorti douglas gordon e philippe parreno e ne hanno fatto un film che più che un film è un'opera d'arte contemporanea che infatti ora si trova nei più grandi musei del mondo snobbata dalle multisale e dai blockbuster e dalle masse di calciofili sparsi per il globo.


zidane rappresenta il mistero dell'arte. ci sono 17 telecamere di cui due zoom ad alta definizione usati solo dall'esercito americano,concentrate su di lui che lo seguono in ogni suo movimento compresi quelli più impercettibil fino a quei movimenti ripetuti inconsciamente che potrebbero di diritto rientrare nella categoria dei tic. e per 90 minuti zidane è un alieno tra i 22. la palla lo trova sempre ma lui sembra disinteressarsi. non parla mai, sussura parole inudibili tra sè e sè. avulso.


la partita è real madrid - villareal giocata nel mitico santiago bernabeu il 23 aprile 2005, una partita qualunque nel finale di carriera di zinedine.
lo stadio è una bolgia, gli altri 21 in campo si battono e sbattono mentre lui cammina e trotterella e riflette e come in quei film in cui solo il protagonista vede il suo angelo così la palla sa dove trovare zizou. e così ancora una volta la routine si compie e zidane risulterà decisivo suo malgrado. una serpentina, un cross al bacio sulla zucchetta di ronaldo. gol.

le telecamere seguono esclusivamente il genio e non ci è dato sapere cosa stia accadendo intorno a lui e se in occasione delle marcature la camera non allargasse fino al tabellone, penseremmo ad uno squallido zero a zero.
zizou è imperturbabile e continua a fissare un punto lontano e non esulta nemmeno quando segna il suo real nemmeno quando l'assist è il suo, come non sbraita non protesta non si rammarica quando è l'avversario a passare in vantaggio. zidane è oltre. oltre il match, zidane è l'artista sul rettangolo verde come lo chiama lui. e non si scompone. quasi mai.
la sua maschera cambia espressione in sole due occasioni nell'arco dei 90minuti: sorride genuino come un poppante quando roberto carlos gli sussurra qualcosa dopo un calcio d'angolo. non si era mai divertito così tanto, zidane.


e poi un raptus di follia all'86 quando colpisce un avversario in una mischia a gioco fermo. è il finale non scritto del film. zizou sveste i panni del guerriero e si allontana fino al tunnel che porta agli spogliatoi. ad accompagnarlo la colonna sonora commissionata appositamente agli scozzesi mogwai che ne descrive e accentua il senso totale di straniazione.



in campo sei solo - zinedine zidane

giovedì 17 gennaio 2008

ordinary life



appena terminato american tabloid mi sono gettato sulla rabbia di palahniuk che per il momento delude e rimpiango di avere rimandato la lettura di sei pezzi da mille.



mi chiedo come mai non abbia inserito chrome dreams II tra i dischi del 2007 . probabilmente per lasciare spazio ai giovani e forse perchè neil young va davvero oltre le classifiche.



prurient, ancora lui, sarà ospite al netmage 08 in compagnia del fido carlos giffoni. non potrò che chiudere il cerchio e fissarlo negli occhi cercando riconoscenza.

mercoledì 9 gennaio 2008

shot john wayne!

a cura di miss dunaway

A metà degli anni Sessanta giunse a Leningrado l'ordine perentorio di Mosca di produrre dei film western. Migliori di quelli americani, ovviamente. E ovviamente nessun regista di nome si dimostrò disponibile per l'operazione, finchè non venne scovato Vladimir Motyl, esiliato in Ucraina, già in rapporti abbastanza tesi con la censura per una sua commedia del '44.



Nacque così il bianco sole del deserto (white sun of the desert), storia di un sergente di cavalleria reduce della guerra del '17-'18 che deve affrontare un lungo viaggio a piedi per ritornare a casa. ogni suo passo è scandito dal racconto sognante e poetico che nella sua mente egli indirizza alla moglie. come da copione i nemici non mancano e il protagonista dovrà scontrarsi con feroci banditi, guardacaso, arabi. Sconfitta la banda, l'eroe riprende il suo cammino solitario verso la sua amata.



Il bianco sole del deserto diventa subito un film di culto, tanto che le sue battute vengono utilizzate per scandire ogni ingresso degli astronauti sovietici nelle capsule per l'addestramento (Gagarin compreso) e nel 1997, a più di trent'anni di distanza, viene insignito dagli Academy Awards in Russia.
Questo grande successo cinematografico, che inaugurò il filone di genere western in Unione Sovietica, rischiò di non essere mai distribuito, poiché preso di mira dalla censura, indignata dalla scena in cui alla fine del film, dopo aver liberato nove donne da un harem, l'eroe descrive loro molto scetticamente la nuova situazione della rivoluzione vittoriosa.



Se ancora oggi è ancora il dvd più venduto in Russia, ciò è dovuto a una fortuita casualità e alla passione cinematografica del freddo Breznev: egli, infatti, si faceva inviare ingenti quantità di pellicole da vedere nelle sue sale di proiezione private. Capitò un giorno che il plico con i film a lui indirizzato venisse perduto e si tentò di risolvere il problema con una sostituzione in extremis, sperando che non se ne accorgesse: tra le nuove pellicole si trovava proprio anche Il bianco sole del deserto. Il giorno dopo Breznev inviò personalmente i complimenti a Motyl, che quindi la scampò, divenne regista di grande fama e si fece persino togliere un paio di multe dal kgb.



E' lunga la tradizione che lega il potere sovietico alla cinematografia: Stalin riteneva che il cinema fosse uno dei mezzi di propaganda più efficaci e si considerava un esperto, intervenendo direttamente su copioni, sceneggiature e girati. Seguiva con entusiasmo le produzioni statunitensi: era pazzo di Tarzan, Ma sopratutto egli amava i western, quelli con Spencer Tracy e Clark Gable e John Wayne. Cambiò ben presto idea su quest'ultimo quando scoprì lo sperticato anticomunismo che animava il grande attore e, con la prorompenza regalatagli un bel giorno da qualche bicchierino di troppo, suggerì la sua esecuzione. Che non andò però a buon fine.

mercoledì 2 gennaio 2008

fire on fire

se non sbaglio nel 2008 non sono ancora uscito di casa.


oggi ho dedicato la mia giornata a michael gira. ascoltando ripetutamente il suo ultimo we are him che se poi me lo chiedete ora vi direi che è il disco dell'anno.
ma non è più tempo di classifiche. e così non ho fatto altro che ricercare e leggere note biografiche ed interviste sul web all'uomo che mi accingo ad incontrare nei prossimi giorni.
e poi i testi e le minuziose note sulle travagliate sessions di registrazione.
deliranti come la sua anima.
già che sono nella rete faccio visita ad un blog che tengo d'occhio da un po' di tempo che mi rimpalla ancora una volta sul sito della young god records un po' come in un flipper perchè da queste parti continuiamo a credere che tutto sia collegato.

la carriera di michael gira inizia a los angeles, non a caso con una fanzine dal nome profetico NO MAGAZINE, in cui alterna interviste (germs, x, suicide) a recensioni, arte e materiale pornografico. durerà solo due numeri, poi si trasferirà a new york nel '79, ma rispecchia il fermento tipico di quegli anni, già, proprio quelli del post punk: quel fermento fatto di arte, appunto, do it yourself , luoghi oscuri e mix letali che continuerà ad accompagnarlo per tutta la vita.


oggi vive ritirato michael gira, vive in una fattoria nelle catskill mountains. di giorno gestisce la sua label con amore paterno e di notte dio solo lo sa.
qualche tempo fa si ritrova a festeggiare il compleanno di sua moglie e davanti alla stalla suonano i fire on fire. per festeggiare.


"They're a total blast live. They just recently played my back porch actually (!!!!) for my wife’s birthday and it was one of the best live music experiences I’ve had in years."

"I'm damned pleased to be able to offer here a special YGR website-only 5 song EP by the fantastic group of singers/players called Fire On Fire. They used to be the art-punk-prog-chaos collective Cerberus Shoal, but they ditched their electric instruments, went into hiding for a while, and now play all acoustic—stand up bass, mandolin, banjo, harmonium, accordion, acoustic guitar, dobro etc etc, and they all sing and harmonize on the songs. Live, they do it “old school” and just use two mics placed in front of them on the stage, like a bluegrass band. They all live in the same house up in Maine, across from rusting green oil tanks, apparently. To me they sound like a backwoods, fierce, psychedelic Mamas And The Papas or a crazed and joyously vengeful gospel string band. Have a listen to the free MP3."

in attesa dell'album quindi, michael ne produce un mini-cd confezionato a mano al prezzo ridicolo e promozionale di $7, acquistabile solo direttamente dal sito della young god.
ancora una volta musica, arte e do it yoursel si ritrovano.
quasi trent'anni dopo.

anche questo dovrebbe contribuire più di tante parole, a mettere in luce la differenza tra il furto di un downloading e il prezzo dell'arte.

"The packaging uses an original drawing / screen print by Colleen Kinsella of FOF and printed heavy stock paper and assembled by Fire On Fire at their home. The words/credits are printed on velum. The ridiculously low price of $7 reflects my adamant belief in the music and my sincere desire that you buy it, take it home, open it, fondle it, smell it, and listen to it. Go ahead now, do it – you’ll be pleased you did!"

Thanks and Best! Michael Gira / YGR


file under_

william burroughs david lynch david tibet harry dean stanton