"he was young, handsome, a millionaire, and he'd just pulled off the perfect crime!"

venerdì 28 dicembre 2007

crownicles 2007




il capolavoro arriva quando meno te lo aspetti. ho atteso fino alla fine di questo 2007, scaramanticamente, e così sul filo di lana mi capita tra le mani wai notes firmato da dawn mccarthy & bonny billy. un presente di marchino in visita a rough trade. edizione limitata a 10mila copie worldwide. artwork a caratteri argentati impressi nel cartoncino di un digipack assemblato a mano con una splendida foto backstage dei due protagonisti sul retro. trattasi della compilazione dei demo che andranno poi a sviluppare il tema di quello che diventerà the letting go. bassa fedeltà con saturazioni, rumori di fondo, errori . ma le voci crude e pure, appoggiate su una chitarra dolce e claudicante sono gli ingredienti perfetti per queste ballate scure e glaciali , nude e commoventi. la dimensione ideale per perdersi nella notte. il mio disco dell'anno.




wooden wand - james & the quiet
e così wooden wand scala al secondo posto. un album col quale sono entrato in sintonia sin dal primo ascolto a cui ne sono seguiti probabilmente altre centinaia.
james toth finalmente domina la materia folk attualizzandola delicatamente, senza forzature regalandoci dieci ballate e altrettante storie che saranno buone compagne di viaggio anche per chi come me preferisce oziare su quella vecchia sedia a dondolo. lee ranaldo produce e benedice



bob frank &john murry - world without end
le storie di bob frank &john murry sembrano uscite direttamente dall'antologia di harry smith invece. qui il tempo sembra essersi fermato e quei cadaveri sembano ancora caldi. un classico. da recuperare assolutamente.




howe gelb - down home
howe gelb è adorabile quando cazzeggia. uno spiritello che folleggia in compagnia della sua martin 00 E del 1959.
ha fatto sua la lezione dei classici e lo è diventato a sua volta.



holly golightly & the brokeoffs - You Can't Buy A Gun When You're Crying'
il 2007 segna un ritorno deciso verso suoni che potevano sembrare sepolti. la damage good del selvaggio childish torna sugli scudi e m'innamoro di questo gioiello lo fi di blues folk and memorabilia ad opera di holly golightly (musa di jim jarmusch), per quella che potrebbe senza dubbio essere la colonna sonora del prossimo film di lynch o di una merenda nella fattoria manson.




kk null & keiji haino - mamono
quando il dolore diviene godimento non può che arrivare dal sol levante. kknull &kaiji haino regalano un crescendo inesorabile di noise controllato e perfettamente stratificato in cui sono riconoscibili rare linee melodiche sepolte tra bordoni e bordate. the pleasure of displeasure



angels of light - we are him
il messia è tornato. with a white hat on





liars - liars
i liars continuano per la loro tangente alimentati dal tipico sperimentalismo di casa mute, soluzioni avant, melodie inaspettate e una decisa graditissima virata verso jesus and mary chain e suicide. trovando finalmente se stessi.



nina nastasia & jim white - follow me
quello di nina nastasia e jim white è un album in punta di piedi perfetto per scaldare il cuore dell'inverno.





ultralyd - conditions for a piece of music
la norvegia non delude mai. gli ultralyd sono composti dai due tipi dei moha! accompagnati dal sassofonista del collettivo the core e dal bassista dei noxagt. meravigliano dando luogo ad un album di sperimentazione nera e groove funk, free jazz e trip hop. atmosfere cinematiche drones e death ambient. ideale per un anti aperitivo.

giovedì 20 dicembre 2007

the anderson alamo

è ormai ufficiale: il vinile sta per vivere una seconda giovinezza. erano un paio d'anni che evidenti segnali di ripresa lasciavano ben sperare, ma l'articolo di assante ieri su repubblica.it mette il bollino "ufficiale" su questa insperata rinascita. e chissà dove sta l'ironia.

e così si ristampano anche quei fondi di magazzino che magari per anni abbiamo cercato nei second hand store di mezza europa. si ritornerà a godere maneggiando le copertine, leggendo testi e note e rinascerà il culto dell'oggetto e del calore della puntina sui solchi.



credo poi sia chiaro ai miei 24 affezzionati lettori, che sono un ammiratore devoto e praticante di john carpenter e delle colonne sonore dei suoi film.
perchè è di questo che voglio parlare, di una in particolare: quella di assault on precinct 13 (distretto 13 le brigate della morte in italia). uno di quei vinili o cd su cui non ero mai riuscito a mettere le mani fino a ieri. è infatti di questi giorni una splendida e succosa ristampa in vinile ad opera della francese record makers (di proprietà degli air) sotto la supervisione di nicolas saada che la farcisce di note ed interviste e foto e credits ed è una vera chicca.


per dirla con lo stesso saada: "at last , this beautiful piece of work is finally avaible. its long awaited release will, we hope, relieve the frustration of those who, for years, have been longing to hear the score in his full length. now finally we can throw away all those bad recordings we made from the various VHS tapes of Assault." come se qualcuno dall'alto mi avesse spiato in tutti questi anni.

nonostante assault sia il primo vero film di john carpenter (girato con il budget ridicolo di 100mila dollari) rimane uno dei miei preferiti di sempre. forse anche per l'evidenza nel rendere omaggio a due classici di genere come rio bravo di howard hawks e night of the living dead di romero, e per averlo originariamente intitolato: the anderson alamo. ne esce un western di frontiera metropolitana e surreale, in cui la colonna sonora ne scandisce perfettamente tempi ed atmosfere. in un primo tempo passato inosservato, nel 1976 fu acclamato al London Film Festival e divenne un cult hit.


carpenter è un compositore occasionale ma incredibilmente dotato, imitato e citato e campionato. il suo stile minimale è sempre perfettamente riconoscibile e coerente e simbiotico al suo modo di girare e narrare. la musica nella famiglia carpenter è sempre stata di casa: suo padre suonava il violino e faceva parte della Nashville, Tennessee Symphony Orchestra e in seguito a varie ricerche ho poi scoperto essere stato uno dei session players di roy orbison. e questa è un'altra storia su cui un giorno tornerò.

e così come dicevo qualche riga più su, lo score di assault è stato campionato spesso e volentieri (afrika bambaataa, bomb the bass) o semplicemente utilizzato come esplicita ispirazione sia all'interno della scena hip hop che in quella techno dei '90 per il suo beat tremendo e pulsante, per il suono unico dovuto al massiccio uso dei synth analogici e alle melodie epiche e stranianti allo stesso tempo. rimane uno dei punti fermi e fondamentali per un nuovo modo di intendere le colonne sonore in particolare nei film d'azione.
The combination of synthesizer hooks, electronic drones and drum machines


"this was 1976: the days of ultra-low-budget movie-making
...
before recording ASSAULT ON PRECINCT 13's music, i thought of Bernard Herman and his ability to achieve maximum impact from minimum means. as i recall, i had about 3 days to complete the score.
...
the main title theme was relatively easy after we established the beat. Ice Cube told me 25 years later that the beat always comes first.
...
ASSAULT ON PRECINCT 13 is a truly minimalist score."

john carpenter




venerdì 14 dicembre 2007

il gran sole di hiroshima

molto banalmente credo che la musica vada ascoltata, i film visti, i libri letti.

trovo divertente il contraddittorio da bar e non sopporto granchè leggere la critica: sia essa musicale, cinematografica o letteraria.
preferisco chi ha storie da raccontare, storie che partono da un ascolto, una visione, una lettura, un po' come i report tennistici di gianni clerici che a volte li leggi anche se non hai la più pallida idea di chi abbia giocato. in questo senso i blog vanno a coprire certe voragini della carta stampata, e ad aprirne di nuove, non v'è dubbio. leggo fabio e art.
leggo le interviste, quelle vere che non siano la mera routine da ufficio stampa, ma piuttosto delle conversazioni con l'artista. dei confronti alla pari come quello di peter von bagh ed aki kaurismaki. e proprio non sopporto le sequenze testosteroniche di terminologia forbita e teorie tanto alte, quanto improbabili, per riempire il vuoto di una pagina bianca e l'ego di un'anima vuota. lasciatele bianche quelle pagine qualche volta. la masturbazione non è un peccato grave, ma non costringeteci sempre a guardare.

e così quando non ho spunti particolari mi limito alle segnalazioni.



trovo doveroso scrivere del dvd appena uscito dei mono. i giapponesi mono quelli che imprigionano in suite il suono del vento. "the sky remains the same as ever". chi possiede i loro dischi, chi è stato travolto dalle emozioni di un loro concerto riconoscerà qui, quella magia che vorremmo non ci abbandonasse mai. ossessionati dal fungo atomico vivono ogni giorno il dramma del dopo bomba riprodotto dal loro suono fatto di quiete e tempesta. di vuoti sospesi ed esplosioni furiose appunto. mai fuori controllo in osservanza alla tradizionale disciplina orientale. sempre in devoto rispettoso silenzio. il dvd cattura la straniazione la furia la pace le luci le ombre le gru i tramonti l'oceano i deserti il sole la pioggia la neve, i cieli e gli sguardi: quelli dell'audience. sguardi dietro i quali è possibile intuire mondi altri da cui non si vorrebbe far ritorno. mai più.



una parte del video, solo all'apparenza marginale, documenta momenti off stage di mono con gli amici explosions in the sky in visita al parco della pace di hiroshima, al monumento dedicato a sadako sasaki. e prosegue impietoso con alcune immagini di repertorio dell'immediato post bomba.



credo che la differenza tra i mono e gli altri teorici del post rock, sia tutta qui: la loro è una storia vera, quella che per altri è una semplice meta turistica e l'evoluzione di un brufoloso periodo emo. loro praticano il post rock marziale: un rituale che si ripete ad ogni apparizione.
il loro suono domina le emozioni. quello dei mono è un esorcismo di devastante poesia.

enola gay.



Enola gay, it shouldnt ever have to end this way
Aha enola gay, it shouldnt fade in our dreams away

martedì 11 dicembre 2007

babel

visto babel, e il giudizio è in qualche modo sospeso.

con la coppia inarritu (amores perros - 21grammi) arriaga (sceneggiatore di fiducia del regista e premiato a cannes per quella delle tre sepolture) si va a colpo sicuro, ormai è chiaro.
ma l'intesa e fin troppo collaudata, una macchina oliata alla perfezione un meccanismo ad orolegeria puntuale come un attacco alle torri gemelle.


ci ritroviamo ancora una volta di fronte ad un effetto domino scatenato da uno scatto del destino. inarritu e arriaga tentano di imbrigliare il fato con un perfetto esercizio di stile che tende ad affermare quel tout se tient a cui siamo così devoti noi dei crownicles.
ma forse è proprio qui la chiave di lettura definitiva: se prima arriaga e inarritu erano pudici osservatori, cronisti impotenti e deferenti al cospetto di un destino che faceva le bizze rimbalzando da un capo all'altro delle vite umane, ora gli tendono un agguato e cercano di guidarlo in un percorso chiaro lineare ed obbligato come una pista di biglie tracciata da un culo sulla sabbia.


ci sono i deserti certo, ancora una volta quello al confine col messico, e poi quello degli altipiani del marocco , e ancora quello dei grattacieli di tokio. c'è il dito puntato a denunciare le malefatte della polizia di frontiera, c'è la divisione impalbabile ma netta, tra i poveracci che si arrabattano per sopravvivere costretti a piegarsi alle beffe del destino, i cittadini americani con qualche macchia, certo, ma nulla che non si possa lavare via con pochi ave maria, e l'alienazione di chi probabilmente un po' alieno lo è davvero.

bello non c'è che dire, ma ancor più della bellezza avremmo preferito il coraggio degli outsider, un po' meno compiacente allo star system hollywoodiano.

da segnalare la splendida colonna sonora del pluripremiato gustavo santaolalla e la convincente interpretazione della giovane e intrigante rinko kikuchi



file under: crash - match point - 21 grammi

venerdì 7 dicembre 2007

american tabloid

"L'America non è mai stata innocente. Abbiamo perso la verginità sulla nave durante il viaggio di andata e ci siamo guardati indietro senza nessun rimpianto. non si può ascrivere la nostra caduta dalla grazia ad alcun singolo evento o insieme di circostanze. Non è possibile perdere ciò che non si ha sin dall'inizio. La mercificazione della nostalgia ci propina un passato che non è mai esistito. L'agiografia santifica politici contaballe e reinventa le loro gesta opportunistiche come momenti di grande spessore morale. La nostra narrazione ininterrotta è confusa al di là di ogni verità o giudizio retrospettivo. Soltanto una verosimiglianza senza scrupoli è in grado di rimttere tuto in prospettiva. La vera Trinità di Camelot era Piacere, Spaccare il culo e Scopare. Jack kennedy è stato la punta di diamante mitologica di una fetta particolarmente succosa della nostra storia. Spandeva merda in modo molto abile e aveva un taglio di capelli di gran classe. Era Bill Clinton senza l'onnipresente scrutinio dei media e qualche rotolo di grasso. Jack venne fatto fuori al momento ottimaleper assicurarne la santità. Le menzogne continuano a vorticare attorno alla sua fiamma eterna. E' giunto il momento di rimuovere la sua urna e illuminare le azioni di alcuni uomini che spalleggiarono la sua ascesa e facilitarono la sua caduta. Erano sbirri corrotti e artisti del ricatto. Erano intercettatori, soldati di fortuna e cabarettisti froci. Se un solo istante delle loro esistenze avesse imboccato un percorso diverso, la Storia americana come noi la conosciamo non sarebbe esistita. E' tempo di demitizzare un'era e costruire un nuovo mito, dalle stalle alle stelle. E' tempo di abbracciare la storia di alcuni uomini malvagi e del prezzo da loro pagato per definire in segreto il loro tempo. Dedicato a loro."

1995 - james ellroy



questa più che una intro è una dichiarazione di intenti, o meglio ancora, una dichiarazione di guerra. seguono 650 pagine di american tabloid cui seguiranno a sua volta sei pezzi da mille e blood's rover (ancora inedito in italia) a completare la trilogia.

e se non fossi stato crown avrei voluto essere kemper boyd.


" When asked if he still saw his 'Underworld U.S.A.' opus as a trilogy, Ellroy responded positively: "'American Tabloid' is the first volume of my 'Underworld U.S.A. Trilogy.' 'The Cold Six Thousand' is my second. I will soon begin work on the epic third volume — a ghastly tale of political malfeasance and imperialistic bad juju from 1968-1972."

ascolto consigliato durante la lettura delle torbide atmosfere usa tra il 58 e il 63 (depistaggio in vista delle classifiche di fine anno): we insist ! (max roach's - freedom now suite), sun ra we travel the spaceways, e ovviamente il rat pack

domenica 2 dicembre 2007

red carpet massacre


certe notizie è meglio apprenderle dagli amici, e così, carissimi affezionati lettori, ve lo dico io prima che lo scopriate da soli. o, peggio ancora, ve lo comunichi qualcun altro.
il nuovo album dei duran duran: red carpet massacre, è un capolavoro. un capolavoro glam, electro, pop.


i nostri si affidano al talento dell'amico e fan justin timberlake (prince del terzo millenio?!) al genio di mr. timbaland e alle sapienti mani di danja hills. fanno centro. con classe.
registrato tra londra new york e valencia in california sfornano un gioiello di new wave moderna , patinata e sexy.
pitchfork gli rifila un 3.8 secco, mentre solo qualche mese fa indicava in "future sex/lovesounds" proprio di timberlake uno dei migliori album del 2006. la solita incoerenza, la solita voglia di stupire, la solita necessità di fare notizia. peccato. perchè questo massacro del tappeto rosso ne è il seguito ideale. arrangiamenti sopraffini e atmosfere miami vice. splendidamente inutile. chirurgicamente decerebrato


carico il cd nel lettore (ne esiste una versione de luxe, ma mi sono accontentato), alzo a palla il volume, mi tuffo in vasca e mi faccio cullare dall'idromassaggio sfogliando vanity fair e sorseggiando bollicine. au revoir.

nota: andy taylor, storico chitarrista dei duran duran, durante le registrazioni ha lasciato la band opponendosi alla cronica assenza di chitarre sul nuovo album. probabilmente non aveva ascoltato tutti i precedenti in 25 anni di permanenza nella band.

martedì 27 novembre 2007

il film preferito di john lennon

in the meantime continua il viaggio nel deserto dei crownicles. si torna indietro: al 1970. fino alla talpa (el topo) di alejandro jodorowski, grazie al recupero in dvd in versione integrale ad opera dei tipi di raro video. che ancora una volta rendono visibile ciò che fino a qualche anno fa era solo leggenda.


ancora una volta un western, l'ennesima variante. e ancora una volta è chiara la lezione dei maestri. su tutti sergio leone, ma lo sguardo del mago verso il cinema italiano non si limita agli spaghetti e si spinge fino a fellini, strizzando l'occhio all'inglese todd browning e ai suoi freaks.


El topo è, come afferma lo stesso regista,
un santo senza Dio, un santo laico come il miglior rivoluzionario possibile, il messia del west


è lo stesso jodorowski a vestire i panni del protagonista, un pistolero di nero vestito ispirato a django per sua stessa ammissione. è un percorso iniziatico il suo, che lo porterà a sfidare i quattro grandi maestri fino a diventare il migliore di tutti. il film prosegue , surreale e dissacrante, come un viaggio mistico, un' ascesa messianica divisa in capitoli e densa di citazioni a volte inestricabili.
genesi, profeti, salmi, e apocalisse. sciamanico.



"Tu spari per trovarti, io lo faccio per sparire. La perfezione è perdersi e per perdersi bisogna amare. Tu non ami. Tu distruggi, uccidi e nessuno ti ama. Perché quando credi di dare, in realtà stai prendendo"

il film preferito di john lennon, che ne favorì la distribuzione in inghilterra.

John Lennon once said director Alejandro Jodorowski's El Topo was his favorite film and convinced his manager, Allen Klein, to buy it. Klein loved El Topo so much he didn't let anyone else to see it. In an interview with Roger Ebert in 1990, Jodorowsky said Klein told him, "El Topo is like wine, all the time it gets better. I am waiting until you die, and then I am going to have a fortune."

un film imperfetto e rivoluzionario, un film da vedere, che deve il suo successo alle proiezioni di mezzanotte nelle sale newyorkesi all'inizio dei settanta, proprio come il successivo eraserhead di david lynch che indicherà proprio la talpa come una delle sue massime ispirazioni.

domenica 25 novembre 2007

Good Songs, Cold Beer, Good Friends, and Tall Tales.

una settimana particolarmente intensa mi ha tenuto lontano dai miei pochi affezzionatissimi lettori, ma eccomi di ritorno ad occuparmi dei crownicles.

e proprio in questi giorni di assenza, è apparsa questa notizia nella quale si riporta l'acquisto on line da parte di un misterioso acquirente italiano della cittadina di albert nel texas.



questa la notizia come è apparsa sul sito di repubblica.it:

ALBERT - La cittadina texana di Albert, in Texas, ha un nuovo proprietario. La sua identità è sconosciuta, si sa soltanto che è italiano. Come sconosciuta, in un certo senso, è anche la città di Albert, in quanto si tratta di una località fantasma. L'offerta era stata messa all'asta su eBay: la piccola e disabitata Albert è stata venduta per circa tre milioni di dollari ad un misterioso imprenditore. La cittadina si trova a circa 100 chilometri da San Antonio e l'attuale proprietario, Bobby Cave, è un agente immobiliare di 47 anni che l'aveva acquistata tre anni e mezzo fa per utilizzarla come luogo di vacanze dove riunire famiglia e amici. Ha deciso ora di disfarsene per dedicarsi a nuovi progetti e per farlo, quale sistema più efficace di eBay? Il signor Cave ha così messo l'insolita proprietà all'asta online e al momento sta aspettando le conferme necessarie sul conto del compratore per poter chiudere definitivamente la trattativa. In ogni caso, qualora dovesse imbattersi in qualche ostacolo, ha dichiarato, Cave avrebbe già "una serie di altre offerte interessanti da prendere in considerazione". La cittadina di Albert è composta da una vecchia scuola, una sala da ballo costruita negli anni Venti, una casa con tre stanze e un frutteto: tutto rigorosamente deserto.


non posso esimermi dall'ammettere di non essere io il misterioso acquirente. e me ne dolgo.



questa la presentazione nella homepage della località

Welcome to historic Albert, Texas.

Located in the beautiful Wine Region of the Texas Hill Country, Albert is a place where music lovers, good friends, family and locals gather for cold beer and live Texas music.

So if you're itchin' to get out of the "big city" and long for a time when life was slow and easy... come out and see us.

We'll be here waitin' for ya.



si vocifera però, di un concerto di howe gelb per festeggiare la riapertura della sala da ballo.


vi terrò aggiornati.

domenica 18 novembre 2007

love is the song we sing

finalmente, da qualche giorno questo oggetto di culto dall'aura nera e psychedelica si aggira per casa: san francisco nuggets



The only thing that doesn't come with this unprecedented, multi-artist 4 CD boxed set crownicling the San Francisco sound of the 1960s is the flowers for your hair! Released to coincide with the 40th anniversary of the psychedelic, free-spirited Summer Of Love - that began just after the historic Monterey Pop Festival in June '67 - LOVE IS THE SONG WE SING: SAN FRANCISCO NUGGETS 1965 - 1970 weighs in at 77 tracks totaling over 4-_ hours of music.

l'ennesimo lussuoso gioiello targato rhino.

The city, and the Bay Area overall, were exploding with spectacular talent, including pre-eminent icons the Grateful Dead, Santana and the Jefferson Airplane as well as countless other acts that brought San Francisco's expansive sonic vibe to national, and ultimately worldwide, prominence. And, just as aspiring hippies and youthful seekers of summer lovin' flocked westward to savor the Golden State's golden age, musical talent from across the country descended on the City by the Bay including Texan Janis Joplin and Chicagoan Steve Miller. They all added to the amazing stash of sounds that remains a cornerstone of contemporary music, and they're all featured here, superstars and lesser known talents alike.

ovviamente un capolavoro di ricerca e completezza, da leggere e ascoltare con goduria infinita.
con una sezione foto paura e delirio da leccarsi i baffi.

The set's four discs explore this musical phenomenon from diverse vantage points for a kaleidoscopic sonic tapestry that is both vintage and timeless.



Disc 1, “Seismic Rumbles,” maps the divergent fault lines separating the tradition pop flavors of the early 1960s from San Francisco's emerging bands that were inspired by the more complex rock and roll of The Beatles and Bob Dylan. Highlights include “Can't Come Down” from Dead precursors The Warlocks, the demo for Quicksilver Messenger Service's “Who Do You Love,” the earliest incarnation of the Airplane on “It's No Secret,” “I Feel Like I'm Fixin' To Die Rag” from Country Joe & The Fish and “Mr. Jones (A Ballad Of A Thin Man)” from a prehistoric Grass Roots ensemble.

jefferson airplane


Disc 2, “Suburbia,” takes a trip to the nearby burgs of Berkeley, Sausalito, Sacramento, and San Jose to explore the garage, folk-rock, and musically-hybrid psychotic reactions to San Francisco's psychedelic stew. Stand-out tracks include Teddy & His Patches “Suzy Creamcheese,” The Chocolate Watchband's “No Way Out,” and Frumious Bandersnatch's “Hearts To Cry.”


count five

Disc 3, “Summer Of Love,” celebrates the myriad riches of that era-defining season, featuring classics from iconic artists including Jefferson Airplane's “White Rabbit,” Santana's “Soul Sacrifice,” the Dead's “The Golden Road,” and Grace Slick and The Great! Society's “Somebody To Love.” Plus Moby Grape's “Omaha,” Blue Cheer's “Summertime Blues,” Sly & The Family Stone's “Underdog,” The Charlatans' “Alabama Bound” and the Steve Miller Band's “Roll With It.”


moby grape

Disc 4, “The Man Can't Bust Our Music,” charts the visionary artistry and mind-blowing evolution of the maturing San Francisco sound - an epic musical wellspring that changed the course of rock and roll and gave birth to freeform FM radio. Stand-out tracks, among the greatest in 20th century rock, include Santana's “Evil Ways,” Janis' “Mercedes Benz,” “White Bird” from It's A Beautiful Day and the Dead's “Dark Star.”


janis joplin and her car

la rilegatura, le foto, le immagini di repertorio, le note e le testimonianze rendono questo librone/cofanetto, un'opera al sicuro da squallide operazioni di downloading

The 4-disc compilation, produced by rock historian Alec Palao, comes in the form of a deluxe hardbound book with 120 pages of sumptuous, rarely seen photos, plus track notes by Palao and essays by Ben Fong- Torres, a writer and editor at Rolling Stone Magazine during its earliest days (and many years after), and music journalist Gene Sculatti, all three with deep roots in the S.F. Bay area.

mercoledì 14 novembre 2007

le tre sepolture

tommy lee jones esordisce alla regia a 60anni.
fa sua la lezione dei maestri: peckinpah eastwood leone ford e confeziona un western moderno lento e rarefatto, nei grandi spazi al confine tra texas e messico. là dove vive ed è cresciuto.


struttura dinamica densa di flashback e flashforward, sceneggiatura solida e talentuosa firmata da guillermo arriaga già noto per quelle di amores perros e 21grammi.
è la storia di una promessa. mantenuta.

Promise me one thing, Pete. If I die over here, carry me back to my family and bury me in my home town. I don't want to be buried on this side among all the fucking billboards.

amicizia, viaggio e vendetta, mentre sullo sfondo trovano spazio contrasti razziali e connivenza.

deserto, soundtrack (merle haggard, hank williams jr) e grandi interpretazioni fanno il resto, completando un quadro sciamanico e grottesco che strappa una nera risata proprio quando meno te lo aspetti.




il film verrà premiato al festival di cannes 2005 con i premi al miglior attore (lo stesso tommy lee jones nei panni del gringo pete perkins) e alla migliore sceneggiatura.

da notare lo splendido cameo di levon helm (the band) nei panni del vecchio cowboy cieco e malandato.



"Oltre che essere un grande western contemporaneo, è prima di tutto 'un film di confine'; il confine mentale e sentimentale in cui si muovono tutti i personaggi, sepolti nella propria desolata esistenza." a. ercolani

domenica 11 novembre 2007

the naked and the dead

è giunto il tempo per miss dunaway di fare la sua mossa.



"Provi sempre una forte impressione quando lo vedi. Non
dal vero come in televisione ma in piedi davanti a te, nella sua forma migliore. Allora il Più Grande Atleta del Mondo rischia di essere il più bell'uomo d'America, e un vocabolario iperbolico rischia di fare la sua comparsa. Le donne emettono un udibile sospiro. Gli uomini abbassano lo sguardo. Si rammentano di nuovo del loro scarso valore. Anche se Ali non avesse mai aperto bocca per far tremare le gelatine dell'opinione pubblica ispirerebbe sempre amore e odio. Poiché Alì è il Principe del cielo: così dice il silenzio che circonda il suo corpo quando egli è luminoso. Quando è depresso, però, la sua pelle prende il colore del caffè con latte acquoso, non con la panna. C'è il verde malaticcio di una mattina depressa nelle torbide lavature della carne. Ha l'aria di uno che non si sente molto bene." the fight



Dopo queste prime righe ti sembra del tutto naturale divorare le altre duecentocinquanta pagine. Anche se di boxe mai te n'è importato prima. Anche se Muhammad Alì è solo un nome di un immaginario collettivo che non ti appartiene più, che senti ormai alle tue spalle. E improvvisamente sei davvero lì a Kinshasa nel 1975, e ti ritrovi irrazionalmente a sperare che George Foreman non vinca, e patisci l'inquietudine insopportabile ed esaltante di chi ancora in quei giorni aspettava l'esito della Sfida.
Questo per me Norman Mailer.


E dietro questo nome, l'intera vita di un ingegnere aeronautico nato nel New Jersey nel 1923. Due premi Pulitzer, soldato nel Pacifico nella Seconda Guerra Mondiale, portavoce della rivolta hippie e padre del New Journalism con Tom Wolfe e Truman Capote, sei mogli (col tentativo- fallito- di accoltellarne una), nove figli e il whiskey e la droga.
E ti senti triste quando vieni a sapere che non potrà ritentare di candidarsi come sindaco di New York.
E ti senti tremendamente incazzata quando lo scopri dalla voce indifferente di Clemente J. Mimun dopo un lungo ed approfondito servizio sul Gatto-che -ruba-le-scarpe-dei-paesani.
Sicuramente Norman Mailer ne avrebbe riso.



"Stiamo parlando dell'economia dell'umore. Forse si tratta dell'unica economia che interviene nel gioco delle forze fra coloro che sono vivi e coloro che sono morti".
the fight

miss dunaway

mercoledì 7 novembre 2007

searching for the wrong eyed jesus


cari affezionati seguaci dei crownicles, oggi vi parlo di un film che non ho visto.
e così per una volta siamo sulla stessa barca.
gironzolavo come un homeless nella rete alla ricerca di un po' di materiale sulla handsome family che domani suonerà dal vivo al bronson.
brett e rennie sparks vivono ad albuquerque in new mexico e sono un po' come dei novelli johnny cash e june carter.
il loro folk è classico, epico e nostalgico e le loro liriche riprendono i temi della tradizione gotica rurale.
arrivano per la prima volta in italia e l'occasione è veramente ghiotta.



così, casualmente, ritrovo la handsome family nel film documentario searching for the wrong-eyed jesus.
jim white ne è il narratore errante a bordo della sua impala bianca del 1970. si avventura nel profondo sud degli stati uniti nel tentativo di afferrarne l'anima.
quell'anima maledetta che continua a generare murder ballads di generazione in generazione.
a tutti gli effetti un road movie.



Roadside prophets across the South tell of those who have been 'Searching for the Wrong-Eyed Jesus,' in a film narrated by Jim White and directed by Andrew Douglas. Crossing through the swampy terrain languidly stretched from Florida to Lousiana, local historians and storytellers like Harry Crews lowlight the South's Gothic charm for the traveler looking to explain the home he left. Alternately told with musicians like The Handsome Family, Johnny Dowd, 16 Horse-Power and David Johansen, Lee Sexton, and flocks of gospel choirs, the film meanders, in Jim White's words, "To find the gold tooth in God's crooked smile".



note:
le performance sono tutte one off takes, registrate in presa diretta e senza overdubs, le potete trovare nella quasi totalità ed interezza tra youtube e il dettagliatissimo e ricchissimo sito ufficiale


un viaggio alt country così nero e decadente potevo immaginarlo solo nei miei sogni più concilianti. ora non resta che procurarmelo, spegnere le luci, aspettare un temporale grigio e ventoso, e spingere play.



"An amazing piece of work. The film essentially follows one man, Jim White, as he deals with both his own and the South's demons... and in the process we are given a musical tour of another planet. Beautiful dark and weird stuff."

~David Byrne