"he was young, handsome, a millionaire, and he'd just pulled off the perfect crime!"

venerdì 18 aprile 2008

going nowhere

la vita meglio viverla. tutto sommato.
a questo si deve una certa latitanza su queste pagine, ma vi penso sempre.
tra le altre cose mi è capitato di andare al cinema: juno

esattamente quello che mi aspettavo, un indie movie che parte dall'idea della generazione x, la rivisita e l'aggiorna con i colori giusti, dialoghi credibili e una colonna sonora twee pop vs punk/grunge pressochè perfetta. si è già detto e letto tutto. aggiungo una mia considerazione: strettamente personale appunto.


continuo a guardare questi film cercando di riconoscermi nei protagonisti, salvo poi accorgermi mio malgrado, che il mio specchio è altrove e più precisamente nel personaggio interpretato da jason bateman, a ben guardare quello più negativo e perdente di tutta la faccenda. adulti che si rifiutano di crescere che si ostinano a strimpellare la chitarra, ad ascoltare punk'n'roll e continuano a godere con il gore più becero a là herschell gordon lewis (the king of splatter sexploitation). color me blood red.


siamo veramente così, proiettati nel futuro della rete, ma saldamente aggrappati al passato analogico. siamo il primo avamposto della cosiddetta generazione x. ricordo ancora perfettamente quando comprai quello strano volume, opera prima di quello che sarebbe stato l'autore feticcio dei blogger di mezzo mondo: douglas coupland. sono passati ormai 16anni. tutto è cambiato nulla è cambiato. siamo solo un po' più vecchi. siamo solo un po' più morti e continuiamo a vagare senza meta come devil's rejects.

lunedì 7 aprile 2008

nights sailing blind

come ogni persona sana di mente venerdì scorso ho navigato nella notte in compagnia di jason molina e i bachi da pietra.
una impro dal sapore post rock che alternava le voci di giovanni succi e del piccolo grande jason mentre l'orso bruno scandiva i tempi e le chitarre duellavano nell'oscurità.


mai avrei immaginato che la notte si sarebbe conclusa nella mia umile magione sorseggiando tisane, mentre il piccolo grande jason teneva banco ingollando grappa di amarone.
e mentre gorella si gettava sul cofanetto celebrativo per i 15 anni dei cannibal corpse, molina notando nella mia libreria volumi quali post punk e please kill me, mi consigliava this band could be your life una splendida testimonianza sulla scena indie underground made in usa tra l'81 e il '91, tra black flag e fugazi, sonic youth e husker du.
sarà presto nelle mie mani.


gianbeppe e miss d si perdono a filosofeggiare come da par loro mentre arriva il temutissimo momento youtube. potere del wi fi. il piccolo grande jason è ancora una volta maestro di cerimonie e ci introduce alle incredibili performance di sister rosetta tharpe, proprio come l'uomo di duluth fece con lui.
più che sorella, un angus young ante litteram che domina con invidiabile maestria la sua diavoletto bianca.

venerdì 4 aprile 2008

this is the early game

ray raposa in arte castanets.
in the vines l'ultimo album.
quello che non ne vuole sapere di uscire dal mio lettore.


un personaggio che definirei weird: bizzarro
che risponde così all'amico chris schlarb

Chris Schlarb :
I know you've had a number of different jobs and professions from record stores to writing to surfing. If you could occupy any profession or passion right now, regardless of economics, what would you do?
Ray Raposa : I've been running my mouth about Nascar. Maybe the most Eastern of our Western sporting activites. Samurais. The endless. The infinite.
Fishing seems pretty right too. I have a thing for the prototypical 'man' works. Big ships. Wind-ravaged faces. Fast cars. Al Pacino.

un tipo che fa parte del "giro" dirty projectors, wooden wand, sufjan stevens, che è stato in tour con michael gira. un tipo che racconta storie di desolazione ispirandosi al gotico americano, che attorno alla sua chitarra costruisce una rete di suoni lo fi e qualche battuta di drum machine.



un tipo di cui sentiremo ancora parlare