"he was young, handsome, a millionaire, and he'd just pulled off the perfect crime!"

lunedì 15 ottobre 2007

ombre rosse

cosa chiedere di meglio ad una domenica pomeriggio quando ti puoi godere la solitudine sdraiato sul sofà mentre su sky cinema classics programmano ombre rosse.
ombre rosse che segna la consacrazione del maestro john ford (5nomination 2oscar e record di incassi al botteghino nel '39) e consegna john wayne alla leggenda nel ruolo di ringo kid.



un road movie ante litteram che fa della perfetta caratterizzazione dei personaggi (uno spaccato dell'america di frontiera di fine 800) costretti a convivere loro malgrado in quella diligenza (stagecoach il titolo originale) diretta a lordsburg, la propria forza. della vendetta e del viaggio i temi portanti: semplici, essenziali e antichi quanto il genere umano. il tutto teso ed in perfetto equilibrio dal principio alla fine grazie al talento unico di un geniale artigiano come ford. fino ad indicare la via che definirà per sempre un genere, il western, da lì in avanti. epica. l'epica di john ford.





in realtà la sua influenza travalicherà i generi e un po' tutti renderanno omaggio alla sua grandezza: orson welles e ingmar bergman prima, e poi sergio leone e akira kurosawa e via via tutti gli altri da peckinpah a carpenter da scorsese a spielberg da godard a truffaut

ed è curioso notare come lo stesso welles votato davanti a ford tra i tre migliori registi di tutti i tempi da entertainment weekly indichi proprio ford come il migliore di tutti, dichiarando di aver visto ombre rosse almeno 40volte durante le riprese di citizen kane.


come in ogni tragedia che si rispetti alla fine del film ognuno troverà il proprio destino: chi sotto un metro di terra, chi in prigione chi al bancone, chi verso l'amore dopo aver consumato la propria vendetta.


la visione di john ford. in una metafora dell'america di frontiera in piena conquista del west, mostra come davanti ad un nemico comune, tutti: buoni e cattivi eroi e codardi onesti e faccendieri ubriaconi e moralisti possano unire le forze e avere la meglio, per poi tornare ognuno al proprio destino e anche la vendetta compirà il proprio corso.
sarebbe sufficente per renderlo il capolavoro che è.

ma.

john ford è colui che riprendeva tutti gli esterni dei suoi western, indipendentemente da dove la storia fosse ambientata, nella mountain valley al confine tra l'arizona e lo utah: where the wind turns skin to leather e ancora una volta tutto torna


e uno così che amava piazzare la camera a dominare la valle, aveva di certo previsto tutte le pieghe e le ombre del progresso, e decide di regalarci la terza via: la via di fuga. la fuga d'amore a sud, a sud verso il messico lontani dalle delizie della civiltà.
era il 1939 e settantanni dopo il desiderio rimane lo stesso. immutato


Well...



...they're saved from
the blessings of civilization.

4 commenti:

borguez ha detto...

il mio ricordo resta indissolubilmente legato a mio nonno che non si perdeva neppure una replica del classico di Ford, con il naso appiccicato ad un vecchio Grundig a causa della cataratta!

credo fosse ignaro di esserne involontariamente un personaggio minore del cast!

mr.crown ha detto...

da queste parti il western è tradizione di famiglia e tra le visioni d'infanzia i ricordi più indelebili sono per "un dollaro d'onore" e "il massacro di fort apache" dello stesso ford

Kekko ha detto...

Zero Trip. il mio favore andrà sempre a Sentieri Selvaggi, tipo la ridefinizione del concetto di FiglioDiTroia.

E John Ford è il più bello di tutti. la mia sola domanda è: KATHARINE HEPBURN?

mr.crown ha detto...

si dice avesse perso la testa per K.H. una storia durata 5 anni secondo le cronache